martedì 28 aprile 2015

2070 battute: La Vecchia i n'Angre

Il presente racconto ha partecipato nel settembre 2013 alla seconda edizione del concorso "Buona notte nel Parco", organizzato dal PNALM al fine di diffondere i valori naturali, culturali e sociali del Parco.

L'autrice è Domenica Miele per l'Associazione di Promozione Sociale D.F.P.

Il racconto è ispirato ad un'antica leggenda ancora oggi raccontata a Villavallelonga.

In una valle, nel cuore dell'Appennino d’Abruzzo, dove le nevi dell'inverno faticavano a sciogliersi e dove le meravigliose primavere ripagavano ampiamente le lunghe attese della bella stagione davanti ai caminetti, finalmente era arrivata l'estate. 
Breve era! Talmente breve che gli abitanti di quel paese di montagna lavoravano, sì e no, venti giorni e di gran lena per riempire le terrate, gli arconi ed i fienili indispensabili per superare il gelido inverno.
Era la mattina del due di Luglio quando mamma Giuseppa, dopo aver preparato la pizza i brèbba sotto al coppo con le salsicce e la ventresca, entrò nella buia cameretta per svegliare Francesca ed Antonio, i suoi bambini. «Alzati Signor Maestro! Mittete i batte péie, sta attente aglie n’ciampe illa casa, cà griffa graffa è misse foche a capiglie i terra! (Traduzione Italiana: Alzati Signor Maestro! Indossa le ciabatte, fai attenzione al disordine di casa, perché il gatto ha incendiato il fienile!) Vestitevi e scendete a fare colazione, Mamà vi aspetta... Io, come sapete, devo raggiungere papà che è già andato a n'Angre per falciare il fieno... starete con lei sino al nostro ritorno».
Subito i piccoli saltarono fuori dal letto e, in quattr'e quattr'otto, furono vestiti e seduti a consumare la loro ricca colazione mentre il gallo, di fuori, iniziava a cantare per annunciare l’arrivo del nuovo giorno. 
Mamà, la vecchia nonna, avrebbe badato loro mentre il papà e la mamma sarebbero andati a lavorare all'Aceretta, a n'Angre: un pianoro di montagna dove, in quel periodo, tutte le famiglie falciavano il fieno per le mucche, le pecore, le capre, gli asini, i cavalli e gli altri animali domestici. «Mamma...» iniziò a piagnucolare Francesca «Vogliamo venire anche noi, ti prego! Ti prego!» «Mha!» rispose la mamma, «Lo sapete benissimo che non potete venire! Sapete, quando arriviamo al Pozzo, là... bhè... c'è una vecchia molto brutta e grassa, avvolta da un fazzelettone; lei, se vede i bambini, si fa accompagnare da loro a fare i suoi bisogni, e sulle spalle la dovete portare! E poi, una volta che ha finito, vuole essere pulita con una tovaglia di lusso! E noi non abbiamo una tovaglia di lusso! Chi ce la da a noi la mantile di seta? Da bravi, state con Mamà e stasera, al mio ritorno, vi porto il pane della rezzattòla. Uhmmm! Quello che vi piace tanto!». 
Per quanto ai bambini piacessero quegli avanzi di pane, questo era, in quel momento, una magra consolazione! Piangendo ancora disperatamente, mantenevano la speranza di poter andare anche loro a n’Angre. «Te lo darà l'orsa il pane, vero mamma?» «Certo!» rispose caldamente la mamma «L'orsa e l'orsetto vi manderanno questo regalo, basta piangere adesso!».
Così mamma Giuseppa prese il pane riempito la sera prima con peperoni e pomodori e la ricca frittata con pancetta e salsicce e, caricato il suo mulo, partì alla volta di n'Angre insieme alle altre centinaia di carretti, muli e asini da soma. Francesca ed Antonio salutarono Mamà per uscire a giocare e corsero ad ammirare quella lunga processione di famiglie.
I bambini, di fronte a quello spettacolo… Eh! non seppero proprio resistere, così saltarono e si nascosero su uno di quei carretti, quello di Zi Ciane, disubbidendo alle raccomandazioni della mamma! Stavano andando a n'Angre!
Arrivati, rotolarono silenziosamente giù dal carretto e si trovarono in una grandissima distesa verde, gialla, ricca di vita, di ronzii e circondata tutt'intorno da possenti monti; in lontananza l'eco delle voci degli uomini al lavoro e poi il silenzio, interrotto solo dal canto degli uccelli che attraversavano la piana.
«Guarda!» esclamò Antonio, «C'è l'uva spina! Andiamo a raccoglierla». I bambini iniziarono a gustare quella leccornia quando una volpe schizzò fuori da una tana: Francesca ed Antonio la inseguirono per un bel pezzo e, senza rendersene conto, si inoltrarono nel bosco. 
Il silenzio si fece cupo, le voci di prima erano ormai troppo lontane, il vento fra i rami era l’unico suono che si udiva all'ombra degli altissimi faggi. «Dove siamo? Quella volpe era così veloce che ci siamo perduti...». 
Sch... Sch... Sch... Crac! Un fruscio di foglie, come calpestate, ed il rumore di un ramo spezzato fecero trasalire Francesca ed Antonio: un capriolo, con un veloce balzo, aveva attraversato il bosco ed era fuggito rapidamente. «Aveva paura quel capriolo, ma di che? Guarda... guarda dietro quell'albero, guarda quella pietra, che cos’è?» disse Antonio. Una forma scura, ossuta, afferrava una roccia: era una mano! Poco dietro spuntava un groviglio di fili grigi e lanuginosi... erano dei capelli, i capelli di una vecchia, raccolti in una crocchia… Sì, era proprio lei, la Vecchia i n'Angre di cui, molte volte, Mamà e la mamma avevano parlato.
I bambini, così, iniziarono a correre dal grande spavento e dal timore di doversi caricare sulle spalle l'anziana per accompagnarla nel folto bosco a fare i bisogni... ma, i loro piedini erano come catturati a terra, sprofondavano nel terreno viscido di fango e foglie. «Aiuto! Aiuto! La vecchia ci prende per i piedi! Corriamo!» gridavano disperati.
Corsero veloci come il vento per mezz'ora, ma tanto veloce che si trovarono davanti la chiesetta della Madonna della Lanna pieni di graffi, impauriti e trafelati. 
«Torniamo a casa, questa cosa, non la dobbiamo dire a nessuno» disse Antonio, e così si avviarono sulla strada che portava giù in paese, in silenzio, senza dire una parola.
La sera, rientrando a casa prima dei loro genitori, trovarono la povera Mamà in lacrime che, presa dalla disperazione, aveva nel frattempo messo in allarme tutto il paese. 
«Dove siete stati!!? Volete farmi morire di crepacuore?! Quande revè pàtrete!!». 
I bambini, davvero provati da quell’insolita giornata, chiesero scusa e corsero subito a dormire. 
Quando mamma Giuseppa e papà Pasquale tornarono, li trovarono che dormivano esausti, così decisero di rimandare all’indomani i dovuti rimproveri. 

Da allora, quando Francesca ed Antonio, ormai grandi, ricordano i tempi andati, tornano a interrogarsi sull’accaduto; dubitano se quella vicenda sia stata un sogno o forse un gioco talmente ben riuscito da confondere realtà ed immaginazione, offuscando persino la memoria.
Quando poi, vanno a n'Angre, bhè… sembrano scorgere nel bosco, tra gli alberi, quella figura misteriosa che tanti anni addietro sembrò l’anima della Natura bella, selvaggia ed incontaminata.

* * *

Si ringraziano per le preziose testimonianze e i contributi: Francesca Coccia, Giuseppa Grande, Agnese Bianchi, Leucio Sisto Lippa e Valentino Mastrella di Villavallelonga.

Per una corretta lettura delle forme dialettali riportate in corsivo si consiglia questa regoletta fondamentale: la E non accentata è “muta”, cioè ha un suono sordo (ma non inesistente) come quello della E non accentata della lingua Francese.

Rievocazione della Vecchia in occasione della Sagra della Pecora - Foto: Valentino Mastrella

Rievocazione della Vecchia in occasione della Sagra della Pecora - Foto: Valentino Mastrella